venerdì 21 novembre 2008

di villari e dintorni

Io sono nata in un periodo in cui "il villari" era un manuale di storia del liceo. Poi ho avuto il direttore del dipartimento (storia moderna, sapienza di roma) che si chiamava villari (parente of course). Oggi scopro che è un senatore del pd, anzi ex senatore del pd ed è il primo villari di cui sento parlare che mi suscita una specie di commiserazione. Il poveraccio in questione ha avuto il torto di essere sponsorizzato da d'alema (I suppose...) che ha fatto l'accordo con il governo sul suo nome. Apriti cielo! Lesa Maestà! E' stata l'occasione per far emergere il vero volto leninista di veltroni (che certo...poveretto pure lui: essere scavalcato così...). Si è stracciato le vesti l'autoritario walter. E insieme a lui la melandri e tutta la compagnia bella. E meno male che hanno chiuso i gulag. Altrimenti...altro che espulsione dal partito.
Certo, spiace vedere tanta bella gente spendersi per queste fondamentali questioni di nomenclatura che non interessano a nessuno se non alla risibile percentuale degli addetti ai lavori. Per non parlare del metodo....Certo. Sarebbe più piacevole notare lo stesso livello di partecipazione attiva magari per salvaguardare taluni diritti messi recentemente a repentaglio dall'azione populista e mediatica di un governo autoritario anch'esso, ma che, avendo tutto il potere per decidere, non è isterico ed è in grado di incidere veramente sulla realtà del paese. Mentre al povero walter, in effetti, non rimane altro che l'irritazione di chi non conta proprio niente, di chi non sa proprio come spendere questo 33% di consensi, ai fini di un'azione chiara e riconoscibile. Già, perchè sarebbe stato più bello vedere il pd sostenere "l'onda", per esempio, con una proposta di riforma dell'istruzione e della formazione, appunto chiara e riconoscibile. Lo stesso atteggiamento attivo sarebbe stato auspicabile (e pannella ci ha insegnato anche come farlo) per elaborare un progetto di società e di scuola che però loro (i veltroni, i la torre ecc...) dicono di avere e di proporre in parlamento. Il modello conservatore ed elitario del governo è chiaro - leggi i post precedenti - ma francamente quello dell'opposizione mi sfugge. E se sfugge a me, che sono un'utente media della politica, a quanta gente sfuggirà......?

sabato 11 ottobre 2008

ossimori e paradossi

Osservando la cronaca, solo ossimori e paradossi mi vengono davanti. Il paradosso, ad esempio, è quello del ministro Brunetta che, serenamente e pacatamente, allarga le braccia durante la trasmissione di Mentana e dice pressapoco così: "ehh, purtroppo i precari della scuola....non possiamo farci niente. meglio avere una scuola solida con professori di ruolo che turn over". Certo ce ne vuole di faccia tosta da parte di un ministro della repubblica per decidere in quattro e quattrotto categorie di cittadini di serie A e di serie B, categorie di quelli che "hanno diritto" e di quelli che, "mi dispiace tanto ma che ci possiamo fare...? c'è crisi...".
L'ossimoro naturalmente è quello di Mara Carfagna che fa la ministra appunto delle Pari Opportunità. Mah! Il punto è che a noi poco ce ne importa che lei è diventata ministro - dico ministro, mica segretaria di qualcuno, no, ministro... - per le debolezze senili del premier, che, va sempre ricordato, è comunque ultrasettantenne e, poveraccio, con la vita che fa, avrà pure il diritto a piccoli svaghi... Il problema non è questo. Il tema è stabilire una volta per tutte come in questo benedetto paese si può fare una onesta carriera politica. E cioè stabilire qual è il tasso di democrazia interna dei partiti e quale deve - dico deve - essere il curriculum minimo per poter accedere a una qualsiasi carica istituzionale, figuriamoci quella di ministro. Non che io auspichi un governo tecnocratico; anzi sono convinta che lo staff debba essere molto tecnico, ma che il ministro abbia il dovere di dare il famoso "indirizzo politico". Certo, che se però non è analfabeta è meglio; se però non è completamente a digiuno degli aspetti tecnici del ministero che va a dirigere è meglio; ed è meglio se non prende decisioni sull'onda dell'impressionismo e del cosiddetto "buon senso" o "senso comune" che tanto piace alla "gente". Mi piacerebbe un paese, cioè una classe dirigente, che fosse in grado di sostituire almeno parzialmente il buon senso comune degli italiani con la parola "professionalità", che comprende le competenze tecniche necessarie anche al minimo, ma necessarie e quella esperienza che permette di declinare nel concreto delle situazioni quelle competenze. Anche la politica prevede una professionalità, come ci insegnano peraltro anche le formazioni più recenti che, nel corso degli anni hanno cambiato fisionomia come forza italia o la lega.

mercoledì 27 agosto 2008

Un brillante futuro alle nostre spalle

Nel settore della scuola e della formazione ci aspetta un brillante futuro fatto di ritorni al passato. Dopo l’obbligo del grembiule, dopo il ritorno agli esami di riparazione (che hanno un altro nome), dopo la polemica con i professori e le scuole del sud, adesso ecco rispuntare il 7 in condotta. Ma la domanda è: possibile che non esiste un progetto globale sulla scuola e sulla formazione che sia innovativo, che accolga le suggestioni europee, ma gli interventi si riducano a singoli provvedimenti che non fanno altro che far ripiombare la scuola italiana in una fase pre-sessantotto? Del progetto sull’università ho già detto – e quello si che è un vero ritorno ad una condizione pre-moderna dell’Italia – ma di quello se ne stanno occupando i “veri” esperti, i tre/quattro che governano davvero questo paese: il premier, Tremonti, Letta, forse Brunetta. Alla Gelmini non rimane che prendere questi singoli provvedimenti, (oltre a stimolare qualche polemicuccia estiva che faccia piacere al suo patron leghista e a suo figlio ignorante e bocciato da un professore del sud (!!!), segno solo della sua incapacità di avere una visione globale del problema e di affrontarlo in termini di sistema (non è detto per forza con l’ennesima riforma). Certo, fa male e fa rabbia assistere ad una gestione così miope, limitata, le cui novità consistono in un sistematico ritorno al passato…

martedì 22 luglio 2008

meno piedi e più cervelli

ci siamo. tremonti e brunetta, i veri ministri di tutti i ministeri, hanno organizzato la deregulation del sistema universitario italiano e di quello formativo nel suo complesso. il progetto è chiaro: non si tratta dei soliti tagli di bilancio che taglia i fondi per gli stipendi (anche), della solita manovra finanziaria che taglia fondi alla ricerca (anche), del solito non considerare la conoscenza e le sue strutture materiali come una risorsa e non come un inutile peso da eliminare (anche). Stavolta ha agito pienamente il frame del fannullonismo e tutta l'italia, grazia alla solita campagna stampa di accompagnamento, è convinta che i dipendenti pubblici siano tutti dei mangiapane a tradimento, che tutti i professori guadagnino 10.000 euro al mese e lavorino 3 ore a settimana e che sostanzialmente la scuola e l'università siano delle sacche di privilegio da "stanare". C'è del vero naturalmente in questa convinzione e che molti professori universitari siano dei "baroni" non lo scopriamo certo oggi. Il fatto sta nella questione che tagliando drasticamente i fondi, riducendo drasticamente il turn over e favorendo la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni private si abbatte il principio di tutela del diritto allo studio. si profila un modello molto americano (senza possede tutte le caratteristiche sociali degli Stati Uniti, dove le fondazioni funzionano veramente da collettori di fondi e dove il found raising è un'attività non mafiosa nella maggioranza dei casi) di alcune università sostanzialmente private di eccellenza e tutte le altre votate alla didattica. Non solo. L'aumento delle tasse sarà inevitabile e così l'onere dello studio ricadrà tutto sui singoli e la formazione non sarà più considerata un bene pubblico, una risorsa sociale, ma una lotta che potrà essere vinta solo da chi da solo ce la fa (a sostenere l'impatto economico). Insomma una bella selezione sul censo. Il blocco del turn over colpirà anche la classe docente e questo favorirà l'esodo già massiccio dei cervelli, cioè dei ricercatori che qui in Italia avranno ancor meno possibilità di carriera: siamo il paese che esporta il maggior numero di cervelli e importa il maggior numero di piedi (calciatori).
Il modello di formazione è perciò chiaro: pochissimi centri di eccellenza, finanziati da confindustria, destinati alla futura classe dirigente del paese, ancora di più selezionata sul censo e sul solito e ormai insopportabile familismo medievale; tutto il resto (quello che riuscirà a rimanere del resto) non servirà che a formare quadri medi e una borghesia di stampo ottocentesco. In un colpo solo - o meglio a colpi di decreto-legge, senza discussione alcuna - passa una visone del mondo e della società di destra, cioè elitaria e basata sul censo e sulla conferma della provenienza sociale. E fin qui niente di male. abbiamo un governo di destra che fa delle cose di destra. Il problema sta nel fatto che purtroppo la sinistra potrebbe fare cose chiare di sinistra e non le fa. Anzi. Il povero Veltroni è piuttosto disturbato. Gli tocca pure fare l'opposizione. E' stizzito il poveretto che Berlusconi non lo interpelli per tutta una serie di questioni...Ma se n'è accorto che HA PERSO? Qualcuno gliel'ha spiegato che il suo 33% dei consensi se lo può giocare a dadi - per non dire di peggio - e che gli serve appena per consolidare, non so per quanto ancora, la sua personale leadership e qualche giochetto di potere che gli deriva ancora dalla sua gestione scellerata del comune di Roma, che è servita solo per consolidare la sua personale immagine a livello internazionale e sui media? e anche volendo, con chi può allearsi in Parlamento? Con Casini, parente di uno dei peggiori pescecani romani, che rischia di sembrare meno moderato di lui?
L'Università è già un ente privato, nel senso che è un ente familiare e familistico. E quindi non è in buone mani. Andrebbe riformato nella direzione dell'introduzione di correttivi relativi agli standard di efficienza e ad un sistema di maggior controllo nei confronti dei dipendenti pubblici (secondo regole e standard già esistenti: andrebbero solo applicati, insieme all'adeguamento degli stipendi, senza bisogno di ulteriori misure populistiche) e di minore tutela dei professori che andrebbero sottoposti a verifiche di produttività scientifica e didattica. Ma certo l'Italia intera non sta messa meglio con una opposizione finta, che non elabora nessuna cultura progressista e nessun modello di riferimento. Il vuoto c'è. Ed è enorme. Spero che almeno i socialisti siano in grado di colmarlo.

lunedì 7 luglio 2008

La Spagna, o di un paese normale

"Ma la cosa eccezionale, dammi retta, è quella di essere normale" cantava Lucio Dalla in una canzone censurata di tanti anni fa.
Dobbiamo arrenderci all'evidenza della disarmante normalità del premier spagnolo Zapatero. Di uno cioè che dice cose normali e continua a rendere un paese già abbastanza normale, sempre più normale. Un paese dove è o sarà presto possibile divorziare rapidamente, sposarsi tra gay, allontanarsi da casa ed avere assistenza immediata al primo accenno di violenza fisica sulle donne (senza aspettare di dover essere ammazzate perchè la polizia o i carabienieri "possano far qualcosa"), dove tutte le religioni ed etnie sono sottoposte allo stesso trattamento da parte delle istituzioni. Detto e fatto con la più normale serenità, da parte di un premier in grado di elaborare un pensiero sociale e di fornire una prospettiva teorica e politica. Basta leggere l'articolo di fondo a suo nome comparso oggi su la Repubblica: chiarezza di intenti, serenità d'azione. Intanto da noi c'è già qualche noto esponente della sinistra (?) che ha dichiarato che in Italia "non si può fare"...

martedì 17 giugno 2008

continuano le sconfitte elettorali per il pd (e per tutti noi)

Non credo si possa tacere dell'8 a 0 - usiamo queste metafore calcistiche visto che siamo in periodo di campionato europeo - in Sicilia. Mi chiedo: che altro deve succedere per far si che la classe dirigente italiana della sinistra o di quel che ne rimane (visto che il PD non è nè di sinistra, nè socialista) si faccia da parte e "rassegni le proprie dimissioni"? Forse è per senso di responsabilità, forse è perchè in questi anni scellerati non ha nemmeno provveduto, come ogni classe dirigente degna di questo nome, a preparare la propria successione...ma si sa, in Italia le classi dirigenti durano almeno 50 anni, quindi si sarà considerato che non c'era fretta...Largo ai giovani! ma ormai la classe dei "giovani" comprende anche i quarantenni: chissà la categoria delle donne - le altre escluse dalla competizione politica - come si è trasformata nel frattempo...per il momento arruola veline ed ex veline, o figlie e mogli, tutte inquadrate, tutte nei ranghi, tutte controllabili.
L'unica cosa certa è che Veltroni, a dispetto di quello che dice, è profondamente comunista, perchè ancora nel 2008, nell'epoca rizomatica della comunicazione a rete, immagina che le operazioni culturali - i processi, in politichese - possano essere imposte solo dall'alto (cioè da lui e dal suo gruppo). Sta provando, il buon Veltroni, a trasformare la politica italiana, come si sa, nella politica americana, sostenendo evidentmente che il modello europeo - che sia Merkel, Zapatero, Sarkozy o Brown poco importa - è arretrato e insufficiente. E fin qua...L'aspetto più evidente di questo processo è l'abbattimento del tasso valoriale della militanza, l'annullamento dell'appartenenza, l'esclusione dei sistemi di rispecchiamento ideale a favore di una dimensione quasi esclusivamente funzionale del voto. E questo, si dirà, è un approccio più laico. Il problema infatti - ammesso e non concesso che questo in Italia sia già plausibile e non cozzi contro una richiesta di identità della sinistra ancora molto forte - è di tipo sociale. E' vero che in America contano i singoli e non i partiti che svolgono una funzione prevalentmente organizzativa in occasione delle elezioni, ma è pur vero che esiste un sistema tutto orientato in questa direzione. Non è vero affatto che non ci sia partecipazione: i cittadini si organizzano in modo capillare per sostenere gratuitamente il loro candidato alla presidenza e hanno strumenti di partecipazione attiva da noi ancora impensabili. Inoltre il sistema prevede un'organizzazione in lobbies, l'attività esplicita di found raising e molte altre strutturazioni sociali che in Italia non solo non esistono, ma si declinano nei termini mafiosi e familisti che noi tutti conosciamo. Ma ve la immaginate in Italia la codificazione delle lobbies? Da noi si chiama mafia! E l'attività di found raising? Cercare fondi privati per sponsorizzare candidati politici può assumere i contorni di un reato...allora. L'operazione fallisce dal basso stavolta e il riformismo, se non è un'aspirazione ideale, in questo contesto divenata una necessità. Oggi non è pensabile imporre un processo in maniera tradizionale: la classe dirigente politica pensa una cosa e così, scendendo via via, i militanti l'accettano. O si è in grado di essere volano di un meccanismo di trasformazione sociale e di orientamento culturale o il consenso non ci sarà, ammesso che sia corretta l'operazione stessa. Qualcuno glielo spieghi a Veltroni, visto che le batoste elettorali non bastano....

lunedì 26 maggio 2008

A proposito della mozione Locatelli

Con grande entusiasmo avevo aderito all'idea che una donna potesse diventare segretario (a) del partito socialista nascente. Con entusiasmo avevo aderito all'idea che una donna con un curriculum politico ineccepibile potesse assolvere a questo importante compito. Purtroppo questo entusiasmo è venuto meno leggendo la mozione.
Se alcuni passaggi relativi all'analisi del dopo sconfitta sono parzialmente condivisibili - come quello sulla "crisi morale e qualitativa della classe politica italiana" o sul "deficit di democrazia" - nessuna indicazione di metodo compare, eccetto quel generico riferimento alla "politica corsara" che non è inserito in nessun impianto "di sistema" e quindi politico o l'idea del partito federalista che non viene sviluppata e non è coniugata con l'abbozzo di assemblearismo opposto al metodo delle primarie - nessuna idea innovativa e soprattutto nessun riferimento alle politiche di genere o meglio alla fondazione delle nuove politiche di genere. Nessuna chiamata importante ed esplicita verso forze interne ed esterne che possano dare un contributo di analisi e un impegno sulla prassi davvero originale ed attrattivo sia per gli uomini che per le donne.
Sono fermamente convinta che il partito socialista debba ripartire dalla cultura, dalla fondazione di una cultura politica che ridefinisca gli orizzonti della politica e quindi gli orizzonti di una politica socialista. Evidentemente questo approccio ancora non è maturo da parte femminile e ancora non è cresciuta una imponente consapevolezza di genere, capace di dare risposte efficaci alla globalità delle problematiche in atto, attraverso l'elaborazione di un punto di vista originale.
Il deficit culturale e politico merita un impegno significativo per essere superato da parte di chi abbia lucidità, capacità di analisi e volontà di un limpido impegno politico, sapendo dialogare, con alto profilo, con il mondo interno ed esterno al partito.
Il dibattito congressuale ci darà conto anche di questo...

martedì 20 maggio 2008

Nuovi orizzonti della politica

In questi giorni è difficile sottrarsi al dibattito interno: si moltiplicano le riunioni, gli incontri e anche le chiacchierate occasionali sul che fare. Sappiamo con certezza che esiste almeno un 6% di elettori di sinistra non rappresentati in Parlamento e sappiamo anche che sono inizate ufficialmente le manovre per il dietro front rispetto all'autonomia veltroniana. Si torna a parlare di coalizioni e quasi quasi la desueta parola "centro-sinistra" torna in auge, dopo la tanto invocata santificazione di Veltroni...(che in una botta sola ha fatto cadere il governo, ha consegnato l'Italia in mano a Berlusconi e ha desertificato la sinistra).
Questo è il quadro, nonostante tutto in profondo movimento. D'altro canto si profila all'orizzonte il congresso del PS, che dovrebbe consolidare una nuova leadership in grado di fare un'importante chiamata politica nei confronti di quella percentuale di elettori di sinistra scontenti del PD. Oppure farci stare buoni tutti e traghettarci serenamente nelle braccia semiaperte del PD, in cambio della stabilità delle amministrazioni locali e di qualche poltrona in favore dei soliti noti.
Ora, a prescindere da qualunque manovra politicista, penso che valga la pena fare un tentativo. Sicuramente il tentativo politico e culturale insieme di ridefinire gli orizzonti della politica. Sicuramente il tentativo di ridefinire gli orizzonti della politica socialista. E credo che questo compito debba essere assolto dall'alto e dal basso. Dall'alto, tramite una chiamata forte e importante della nuova (?) classe dirigente, secondo linee programmatiche chiare e precise, dal basso tramite l'elaborazione dei nuovi orizzonti della politica, che ormai non riguardano più tematiche segmentate (il lavoro, l'economia, la casa ecc..), ma una visione globale e d'insieme, un punto di vista dal quale partire per leggere un'idea nuova di società. E questo non può che essere il socialismo della cittadinanza, così ben realizzato da Zapatero in Spagna e sostenuto da un importante investimento sulle nuove tecnologie che superi definitivamente il digital divide e rappresenti fattore di unificazione e strumento di superamento di massa delle ingessature burocratiche.

martedì 13 maggio 2008

ragionamenti sul metodo

riflettendo sulle suggestioni che vengono da più parti - dibattitti e incontri virtuali e fisici - mi sono convinta che il metodo di questa fase non può che essere quello sperimentale. innanzitutto coraggio del cambiamento a tutti i livelli: spazio ai nuovi quadri e in particolare a quelli che dimostrano chiarezza di metodo e di obbiettivi e sono pronti a spendersi; eliminazione direi quasi fisica dei vicerè locali che hanno condotto questo partito allo sfacelo (a roma per fortuna alcuni si sono autoeliminati da soli); la linea politica non può che essere quella del dialogo con le forze riformiste all’interno e all’esterno del pd per verificare se esite la possibilità di costituire un partito della razionalità, della modernità, dell’equità, dell’efficienza, dell’istruzione e che liberi il paese dalle ingessature che non gli permettono di decollare verso il tremila. un partito che rappresenti un appeal importante per giovani e donne e che individui, e ne faccia battaglie politiche, i fattori di modernità della società di oggi. e che da quest’ottica sia in grado di leggere i tradizonali temi socialisti, come quelli del lavoro, ad esempio. questo significa mettere all’opera forze intellettuali e agire politiche di rinnovamento. innovazione e modernizzazione, oltre che efficienza, equità e incentivo alla ricerca, dovrebbero essere le linee-guida di questa formazione. per la quale bisogna ragionare anche sulla forma. se si riuscirà ad attivare questo felice circuito si potrà evitare di creare un doppione minoritario un po’ più laico e riformista del partito democratico. questa è la vera sfida. e la si può vincere solo ponendosi in un’ottica di sperimentalità, che significa abbattimento delle incrostazioni politiciste (abitudini, prassi, ideologie ecc…) del cosiddetto vecchio partito

giovedì 8 maggio 2008

Think thank sul socialismo 2

Ho lanciato questa idea perchè credo che, in piccolissimo, sia abbastanza innovativa, se non rivoluzionaria. Sono fermamente convinta che la nuova classe dirigente di un socialismo progressista e modernizzatore in parte sia già pronta, in parte possa e debba nascere “dal basso”. Normalmente iniziative come la costituzione di think tanks sono molto apicali, cioè raccolgono i soliti nomi altisonanti che fanno sostanzialmente accademia. Interessanti per carità, ma dibattono o uomini politici ormai al tramonto o intellettuali che spesso sono distanti dalla realtà e dalla realtà politica soprattutto. Un’iniziativa così potrebbe davvero rivoluzionare il modo di fare politica e di produrre pensiero politico. Frequentando in questi anni la politica attiva partitica e anche i luoghi virtuali di dibattito mi sono resa conto che esiste un tessuto “intellettuale” di militanza straordinario, generalmente sprecato e dissolto nei mille tatticismi di una politica miope e inadeguata. Il mio è un microscopico tentativo di ottimizzare queste risorse, partendo da un blog che, pur non moderato, ha dimostrato di non degenerare (quindi evidentmente ben frequentato), sperimentando nuove forme di aggregazione politico-culturale, con l’unico metodo che funziona: il progetto. Naturalmente ci saranno sempre le persone suscettibili, inadeguate o semplicemnte non interessate (è alla prova dei fatti che ci si autoseleziona); ma chi rimarrà sarà produttivo e davvero interessato e motivato. Perciò esisterà…

mercoledì 7 maggio 2008

TT1: tra libertà e sicurezza

Si potrebbe iniziare a scrivere sul tema del rapporto tra libertà e sicurezza, tema, quest'ultimo, così significativo in camapgna elettorale. Concentriamoci su questo per il momento

Think thank sul socialismo

Lancio da questo sito l'idea della costituzione di un think tank sul socialismo moderno. Collegatevi al mio sito e cominciamo a produrre organici interventi tematici, per adesso sul mio blog e, quando si raggiungerà un cospicuo numero di interventi, su un apposito spazio. Questo per sfuggire agli isterismi alla grillo e per cominciare a implementare un'idea di socialismo contemporaneo. Ognuno firmi il proprio intervento e, se funziona, ne faremo una pubblicazione cartacea ed elettronica che diffonderemo. Io mi assumo l'onere sia della curatela del lavoro, che consiste nella omologazione degli scritti, sia dell'indicazione di input tematici in forma organica. chiunque sia interessato scriva e faccia proposte coerenti. Passeremo così dalle lamentele alla graduale definizione di un'area culturale e politica. Vi aspetto

martedì 6 maggio 2008

Ripensamenti

Anche se i telegiornali di stato la censurano, Anna Finocchiaro l'ha detto: bisogna sforzarsi di rappresentare quella storia socialista che è rimasta fuori dal parlamento. Immagino si riferisse a tutta la vasta area degli extraparlamentari attuali, ma tant'è. Il problema se lo stanno ponendo i dalemiani, presumo in netta contrapposizone con i veltroniani, che di cultura socialista - non ne parliamo di partito socialista - non ne vogliono nemmeno sentir parlare.
Il voto disgiunto a Roma di molti elettori di sinistra ha già dato il segnale dell'inizio della resa dei conti, con l'indicazione netta da parte di alcuni settori del pd per Zingaretti e la minima sottolineatura per Rutelli, che infatti, durante la conferenza stampa finale, si interrogava retoricamente su questo dato molto significativo per gli equilibri interni.
Insomma, pare che i dalemiani vadano dritti per la loro strada: hanno contribuito a far fallire la candidatura Rutelli - e così hanno eliminato i classici due piccioni con una fava, Rutelli e Veltroni - e stanno procedendo con segnali evidenti sulla via del dialogo con le forze di sinistra non rappresentate in parlamento.
Questo potrebbe stimolare una corsa verso le braccia semiaperte del PD - c'è sempre Franceschini, ricordiamocelo, che vuole alzare tutti i quorum alzabili - oppure stimolare alla riaggregazione riformista a sinistra, capace di dialogo e interlocuzione con l'unica area disponibile del PD, dalla quale il duo Veltroni-Bettini è escluso. Per ora solo i Radicali hanno colto l'occasione, creandi reali momenti di incontro e dibattito pubblico a Chianciano.
E i Socialisti che fanno? Continueranno a perdere tempo su astratte questioni di strutturazione interna di un partito allo zeronove? Si preparano ad un congresso improntato alle solite lotte intestine? o saranno in grado di lanciare una grande questione di cultura politica e di cogliere opportunità, dimostrando una reattività politica che fino ad oggi è mancata?

giovedì 1 maggio 2008

rappresentanza e governabilità

Abbiamo assistito al consumarsi di una campagna elettorale giocata sul dualismo tra rappresentanza e governabilità.
Negli anni passati queste due categorie avevano grandi punti di contatto, ma la logica del voto utile ha distrutto questo rapporto. Il voto, per decenni, ha rispecchiato oltre che interessi più o meno personali, anche identità valoriali sul modello di società. L'attivazione di forme di rispecchiamento è stato per decenni tra i motivi del desiderio di essere governati dalla forza politica che più dimostrava una vicinanza ai personali ideali di riferimento. Il voto utile, dicevo, ha spezzato questo circuito virtuoso, diventando un voto prevalentemente funzionale. Un voto ricattatorio, che doveva servire ad acquisire potere contro qualcuno, a favore di qualcun altro, per il principio della governabilità che, così declinato, diventa un principio assoluto.
La logica del voto utile ha prefigurato una governabilità nel segno dell'opposizione alla rappresentanza: semplificazione del quadro politico e riduzione della rappresentanza delle forze parlamentari. Questo non solo svuota definitivamente di significato l'espressione di voto, ma lo relega nell'ambito di un modo di concepire la politica come la gestione di una serie di "casting": ci sono le elezioni? bene, vengano candidati non i più meritevoli, i più capaci, i più politici, ma quelli che fanno più audience, come si è già visto in questa occasione.
Il pd punta alla governabilità, i socialisti - o meglio, il socialismo - è più orientato alla rappresentanza. La condivisione oltre che della strumentalità del voto anche della valorialità del voto fa recuperare credibilità alla politica intera, cioè sia alla sua funzione di gestione che di mediazione. Permette inoltre di interrogarsi sul fatto che il pd non rappresenti e non possa rappresentare tutte le pieghe di questa società complessa e articolata e che sia possibile uno spazio di agibilità politica, anche al di fuori del bipolarismo trasformato in bipartitismo. A questo punto diventano importanti i contenuti di questa agibilità. Molto importanti. La chiamata a raccolta delle cosiddette forze della sinistra - io preferirei chiamarle progressiste, laiche, moderne - deve essere fatta sulla base di segnali e scelte connotati nel senso del coraggio del cambiamento. Non basta cambiare un'intera classe dirigente. Ma va fatto subito e a qualunque livello. Perchè devono essere attivate tutte quelle forze giovani - e non mi riferisco solo al dato generazionale e di genere - e fresche che non sono state in grado di esprimersi e di esprimere probabilmente una maggiore capacità di risposta e una più strutturata ed efficace volontà di offerta politica. Non si tratta perciò di resa dei conti nei confronti di dirigenti spesso incapaci o in malafede, ma di verifica necessaria e urgente del reale spessore e della dimensione di quella riforma istituzionale che gli elettori sono stati messi nelle condizioni di scegliere "coattivamente". Date le condizioni di partenza, il voto socialista si è definito come un voto "colto", cioè davvero frutto di una scelta non omologata; coerentemente i socialisti dovrebbero essere il volano di questa riaggregazione e di questa verifica, ma non possono esserlo se non attivano esplicite, condivise e riconoscibili azioni di cambiamento, programmaticamente.
Coraggio ed elaborazione potrebbero farci approdare alla costituzione di quella forza per la quale noi abbiamo lottato nel pieno dell'ondata utile...

lunedì 28 aprile 2008

partito democratico: non corrono da soli, sono rimasti soli

mentre si consuma l'ultima sconfitta elettorale dell'era veltroniana, i sinceri democratici di questo paese e di questa città devono anche subire la lezione dell'on. nania sul socialismo. già, è un ex fascista che ci deve raccontare che il problema della sinistra è stato quello del terremoto causato dal pd che ha la responsabilità di aver distrutto la sinistra. perchè - dice nania - si può anche distruggere una sinistra, ma ponendosi chiaramente dal punto di vista del socialismo democratico e non negando la propria identità ed evitando di chiarirne la natura. e poi giù almeno cinque minuti di analisi corretta e puntuale sull'importanza del ruolo del socialismo italiano per una vera dialettica politica. consiglio a molti esponenti del pd di ascoltare questa analisi - e in realtà molte altre analisi provenienti da varie parti della sinistra, prima e dopo le elezioni - e di riflettere, prima di continuare caparbiamente sulla strada intrapresa, così nettamente arrogante ed autoreferenziale. invece di impegnarsi ad innalzare tutti i quorum innalzabili per abbassare la dialettica democratica di questo paese, secondo la logica o con noi o contro di noi, i cosiddetti democratici farebbero bene ad aprire un dialogo interno ed esterno ed evitare l'unico errore possibile, cioè arroccarsi sulle proprie posizioni e sulle proprie poltrone.

venerdì 25 aprile 2008

Riflessioni a voce alta

dunque, rifletto a voce alta, dietro la suggestione dell'ascolto degli umori e dei malumori dell'area socialista che, a vario titolo, si riunisce e discute in luoghi fisici e virtuali. a roma, al ballottagio andiamo a votare con la pistola puntata alla tempia: da una parte un fascista, in compagnia di fascisti più di lui, dall’altra un papalino baciapile, con una compagnia migliore. voterò il papalino per antiquate ragioni ideologiche. per quanto riguarda il “ricominciare” francamente non vedo molti spazi. a parte le manovre interne più o meno ignobili a favore del pd, mi sembra che tutti i tentativi siano stati esperiti, e non credo che il congresso, ammesso che si faccia, possa essere risolutivo nella direzione del rinnovamento e del rilancio. a oggi mi pare che la situazione sia questa: l’area angius va verso sinistra arcobaleno o quel che ne rimarrà, diciamo meglio, verso l’area mussi e non so se, a disfatta consumata, questi due leader e i loro militanti potranno nuovamente confluire nei resti della costituente socialista, che nel frattempo, a parte l’area turci e, formalmente, pezzi dello sdi, mi pare abbastanza frantumata. l’operazione mussi all’epoca è stata tentata per dare una fisionomia nuova e aperta alla costituente, ma come si sa è fallita. perchè dovrebbe risorgere ora? e con quale classe dirigente? nuovamente con villetti e manieri, craxi e compagnia che fanno parte del “nuovo” comitato politico che prepara il congresso? ci sarebbe una nuova classe dirigente, già pronta, ma non ha alcuna possibilità di emergere con questo tappo di quadri medio-alti, oscillanti tra la malafede e l’incompetenza. e poi c’è la questione, quella si politica e interessante, dello spazio politico-culturale a “sinistra” del pd. è possibile ipotizzare una forza riformista e laica più attraente del pd e che superi la soglia del 4%? certo, esiste almeno un 6/7% di italiani di sinistra che non sono rappresentati in parlamento, sciolti diciamo così. ma una buona parte di essi è nostalgica della falce e martello. cosa rimane? un doppione minoritario e più laico del pd? con quali prospettive? queste sono le questioni di real politik che mi pongo in questa fase e alle quali non ho dato ancora risposta, dopo l’esperienza rosa nel pugno, la militanza nelle fila dello sdi, un’azione politica a livello romano nella segreteria della federazione e, infine, una convinta candidatura per il consiglio comunale insieme a grillini. la politica mi interessa soprattutto sotto il profilo di elaborazione progettuale, ma è indispensabile trovare i luoghi della declinazione concreta ed efficace di queste progettualità. dove?

martedì 22 aprile 2008

Ci risiamo

ecco qua. ci risiamo. in nome della differenza e dell'identità di genere, il neo ministro della difesa spagnolo non può andarsene in giro per il mondo al settimo mese di gravidanza, perchè così non è abbastanza donna. sono bastate quattro parole buttate lì in un servizio al tg2 delle otto e mezza, per gettare fango su una delle dimostrazioni più luminose della reale possibilità della parità - nel rispetto delle identità - tra uomo e donna. si può sapere in nome di quale rivendicazione di genere una donna che al settimo mese di gravidanza sta benissimo e non vive questo suo stato nè come una malattia nè come una diminutio non può mantenere uno stile di vita "normale", cioè coerente al suo ruolo e alle sue responsabilità? è ancora e sempre la maternità che ci deve inchiodare alla nostra differenza? la maternità non è un valore positivo solo se vissuta nelle forme ottocentesche della sua sacralità. una cosa è la tutela legale, riconosciuta a tutte le lavoratrici-madri cosiddette, una cosa è far passare la cultura della differenza di genere ancora e sempre tramite la maternità. che rimane un fatto unico e straordinario nell'esperienza di una donna (e ognuna di noi lo caricasse dei significati che vuole), ma non sacrale. la vera emancipazione e la vera libertà è nella possibilità di operare scelte consapevoli. e poi la neo-ministro è tutelata da un ginecologo e da un vari medici che l'accompagnano. la domanda però è anche un'altra: come si fa a fronteggiare un' informazione tanto scorretta?

proteste genovesi

pare che un gruppo di genitori "laici" abbia protestato vivacemente per la visita in una scuola media del presidente della CEI, mons. bagnasco. pensate un po', gente che sostiene che è improprio che le ore di lezione di una scuola laica dello stato italiano siano interrotte dalla visita di un alto prelato. naturalmente già sono stati etichettati come estremisti laici...perchè, viene detto, la laicità è la quintessenza della tolleranza. a parte il fatto che la parola tolleranza fa schifo (se ti tollero, non ti accolgo e tantomeno ti accetto e il diverso rimane diverso e basta), mi viene da pensare che strano posto è questa italia dove è normale la visita pastorale nelle scuole e non la rivendicazione di nessuna benedizione nelle scuole...naturalmente l'episodio è stato accomunato alla ben nota visita mancata del papa alla sapienza da un solerte giornalista di rai2, che, con sottile malizia, ha anche chiesto al professore intervistato: ma perchè il papa all'onu si e alla sapienza no....? ma che bella informazione promana dalla tv di stato, che bella! non ho sentito neanche un servizio, all'epoca dei fatti, sulla televisione di stato, sul significato di una lectio magistralis in una università, ma tante accuse di aver impedito al papa di esprimersi. l'informazione faziosa è prevista, ma è quella scorretta che proprio non va bene. comunque, esprimo il mio personale appoggio a quei fondamentalisti laici di genitori (e una professoressa) della scuola media genovese.

lunedì 21 aprile 2008

La dolcezza del pd

certo, fa una certa impressione vedere una sfilza di uomini al tavolo della conferenza stampa di chi ha fatto la "rivoluzione dolce". tanto dolce che non si nota, se non fosse per la disfatta della sinistra e poi, visti i risultati....oopss, scusate, ci dispiace che non siate in parlamento, non l'avevamo previsto. ma non fa niente. faremo alleanze solide con l'udc. voi intanto rimettetevi presto. la dolcezza della rivoluzione somiglia alla trasparenza: una bella sfilza di uomini. ci fosse una donna a quel tavolo, una. macchè, niente. e nessuno dice niente. come tutti tacciono sull'uscita - dolce anche quella - dell'italia dei valori dal pd. o meglio, del mancato scioglimento nel pd. anche per questo fenomeno nessun commento. tanto dolce che anche a roma non si nota tanto, visto che viene ricandidato per la terza volta rutelli. e anche qua, non c'era una donna in grado di sostenere il ruolo? niente neanche in questo caso. certo, anche nel pd questa classe dirigente è incrollabile e lo sarà per molto visto che neanche sta governando. anzi, ha appena iniziato....intanto per i socialisti questa rivoluzione è stata tutt'altro che dolce. uno tsunami come è stato definito, ma sono certa che, invece, in casa socialista, sarà diverso: nuove e più attraenti classi dirigenti, donne e giovani alla guida del partito...vedrete, sarà tutto diverso in casa socialista....

ELEZIONI: zapatero e la novità del ps

all'indomani del catastrofico risultato elettorale, si svolge il solito rito dell'approfondita riflessione sulle ragioni della sconfitta. queste vanno attribuite - sintetizzo - in egual misura all'azione "utile" del partito democratico e all'inettitudine di una classe dirigente con la mentalità autoconservativa della nicchia. ma c'è una specifica incapacità che mi preme sottolineare, tra le molte, di questi dirigenti (tra i quali boselli non è certo il peggiore, anzi...) che è quella di non essere in grado di avere e mantenere relazioni. cosa che già nella vita è grave, ma in politica di più. nulla è stato ufficialmente detto a proposito della presa di posizione del governo zapatero in favore del partito democratico alla vigilia delle elezioni. mi chiedo: come mai quella che fino al giorno prima era una risorsa per il partito socialista, una bandiera, un'ispirazione fin dai tempi della rosa nel pugno, è diventata improvvisamente un boomerang? come mai, evidentemente, non sono stati curati a suffcienza i rapporti e le relazioni internazionali, con quelle famose forze dell'altrettanto famosa e costantemente evocata "famiglia socialista europea"? manca tutto: manca un progetto attrattivo e la capacità di essere attrattivi su un progetto; la credibilità e la capacità di curare relazioni e alleanze, nonostante gli sforzi di pia locatelli. beh, per tutta risposta, è stata resa nota la composizione del "comitato politico" destinato a preparare i documenti di convocazione del congresso e non so che altro: villetti, manieri, del bue, locatelli, craxi, turci, angius. l'immagine del nuovo che avanza. aiutateme...diceva de sica in uno spot di non molto tempo fa, guardando come in un incubo, una moglie terribile sdraiata al suo fianco. si, aiutiamoci. e per cominciare a farlo rilancio due delle proposte di un compagno di torrita:
- Dotarsi di un giornale di partito , meglio sarebbe riprendersi l’Avanti
- Rinnovamento del gruppo dirigente attraverso un riconoscimento condiviso delle capacità e della preparazione politica e organizzativa non su meriti conseguiti nel passato

mercoledì 16 aprile 2008

Risultati elettorali - ringraziamento pubblico

ringrazio pubblicamente tutti coloro che hanno avuto fiducia nella sottoscritta e le hanno affidato il loro voto. nonostante il dato nazionale, per me non finisce qua. vi invito a seguirmi, a continuare a seguirmi nella mia attività politica e a dichiararvi tramite questo blog, la posta elettronica e il telefono. tutti quanti insieme, accediamo al mondo e avremo ragione.

martedì 15 aprile 2008

BINGO 2: adesso guardiamo in casa nostra

boselli si dimette. questa è la notizia.
non credo che boselli sia più colpevole di altri. di chi si è ostinato a raccontare che in italia è uno scandalo che non ci sia una fabbrica di telefonini; di chi ha impedito che a roma si facesse una campagna elettorale unitaria invece che faziosa; di chi ha preferito tenere in piedi un partitino piccolo, ma controllabile, piuttosto che lanciare una grande offensiva laica e riformista non al partito democratico - che legittimamente fa le proprie scelte - ma al paese; di chi impedisce la crescita di forze intellettuali nuove e preparate. la mentalità ristretta della setta e della minoranza da conservare, propria dei quadri medi di questo partito, ha causato la debacle che è sotto i nostri occhi. retaggi di un modo di vivere la politica quello si sorpassato. facciamo immediatamente un congresso e stabiliamo poche regole meritocratiche, senza più paure e con nettezza. a dispetto dei nanetti (questi si) che hanno gestito il cuore del partito fino ad ora, preoccupati solo della loro personale sopravvivenza, una classe dirigente è già pronta fatta di donne e uomini, giovani e meno giovani.si, boselli ha fatto a bene a dimettersi, ma non deve farlo da solo: mi aspetto la stessa dignitosa autocritica da parte di molti dirigenti, che facciano un pubblico mea culpa. e mi aspetto un congresso dopodomani, non entro l’estate….

BINGO!

beh, si, bingo. Veltroni è riuscito a raggiungere tutti i suoi obbiettivi. Non ha "sfondato" al centro, come si dice da più parti; ha distrutto la sinistra parlamentare - oggi la sinistra in questo paese è rappresentata dalla Binetti, spero che sia chiaro a tutti i sinceri democratici di sinistra in buona fede che conosco e che sono tanti .... - non è cresciuto più di tanto, perchè la somma dei ds e della margherita è poco meno del suo attuale 33,7% e ha consegnato l’Italia a Berlusconi, senza poter fare, in parlamento, alleanze se non con Casini. In compenso ha consolidato la sua personale egemonia ed è rimasto da solo in parlamento, con la pessima compagnia di Di Pietro. Governerà quindi, dall'opposizione - pacatamente s'intende, anche perchè con quello scarto di seggi c'è poco da fare - e rimarrà l'unico baluardo di chi, in questo paese, ancora pensa che Ruini non debba stare al governo e che il sostegno alla scuola, alla cultura, alla ricerca scientifica, alla tutela dei diritti civili siano il nuovo vero orizzonte della politica, visto che l'economia si muove a prescindere dai piccoli aggiustamenti del governo di un paese, come l'Italia, che sullo scenario internazionale e globalizzato vale meno di zero. beh, certo, non siamo in buone mani, ma tant'è... in fondo lui è stato coerente con la sua storia: nel 1992 dirige l'Unità e il giornale va al minimo storico di vendite; allora viene spostato, nel 1998, a fare il segretario del partito, che pur di non sparire, da pds si trasforma in ds. Governa poi la città, abbandonandola sostanzialmente al proprio destino. E adesso? e adesso è solo il responsabile politico della caduta del governo Prodi e dell’avvento del governo della destra. Ma qualcuno chiederà mai conto a Veltroni di tutti questi "successi"? Ma si sa, c'è chi è avanti, più avanti degli altri, chi guarda lontano, oltre oceano…Per adesso non resta che augurare un "in bocca al lupo" a noi che della pacatezza di Veltroni non sappiamo che farcene. Anzi, vorremmo un'accelerazione nel senso laico e progressista di questo paese. Ma forse dovremo aspettare il prossimo giro. Dovremo aspettare che altri compagni illuminati alla Mussi capiscano che gli approcci ideologici ristretti non favoriscono nessuno e che i loro calcoli erano del tutto sbagliati e che non sono stati in grado di capire nemmeno gli umori del proprio elettorato. Adesso, ma troppo tardi, il dimissionario Bertinotti invoca un lungo cammino fatto di aperture. Beh, potevano pensarci prima, quando erano tronfi del loro 10% e più… quando hanno privilegiato le tattiche al posto delle strategie, il politicismo al posto del progetto politico, e si sono chiusi nel loro splendido isolamento, dicendo peste e corna del PD a livello nazionale e facendo accordi là dove gli conveniva, come a Roma, dove hanno sostenuto un sindaco invotabile come Rutelli, pur di ottenere la poltrona di vicesindaco. E adesso? Adesso ringraziamo commossi il nostro ex sindaco di questo bello sconquasso, che ha favorito solo il suo personale potere e la politica clientelare, sperimentata nel “modello Roma”.
Con sincera amarezza
maria squarcione

lunedì 14 aprile 2008

domenica 13 aprile 2008

CRONACHE DAI SEGGI - 2

Mi è arrivato un sms che riferisce che al seggio 350 di roma è stata negata la possibilità di voto ad un disabile con certificato medico ed accompagno; il presidente del seggio pare che pretendesse per forza un ulteriore timbro che attestasse l'invalidità permanente.
esiste un orientamento che prevada per disposizioni ministeriali che venga favorito l'espletamento del diritto di voto da parte dei presidenti di seggio? mi auguro di si

CRONACHE DAI SEGGI - 1

Nel seggio di Roma 855 è stata necessaria una discussione di oltre un quarto d'ora per far ammettere a presidente e scrutatori che il VOTO DISGIUNTO E' POSSIBILE. Nel seggio, infatti, sono state date informazioni sbagliate rispetto possibilità di votare il candidato consigliere socialista e il sindaco di qualunque partito.
Vi ricordo che E' POSSIBILE VOTARE UN CANDIDATO DI QUALSIASI PARTITO AL CONSIGLIO COMUNALE (E MUNICIPALE) ACCOPPIANDOLO CON QUALSIASI CANDIDATO SINDACO, come si legge chiaramente nelle indicazioni sulle modalità di voto nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, pubblicate sul sito del ministero dell'interno e che vi invito a visitare:
http://www1.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/15/0792_Elez_Sindaco_Consiglio_Comunale.pdf
In particolare, nella slide 13 si legge:
"Modalità di voto(nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti)(artt. 72, commi 3 e 8, 73, comma 3, Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267):
L’elettore può votare:

una delle liste tracciando un segno sul relativo contrassegno(il voto così espresso si intende attribuito anche al candidato sindaco collegato);

un candidato a sindaco tracciando un segno sul relativo rettangolo, non scegliendo alcuna lista collegata (ilvoto così espresso si intende attribuito solo al candidato alla carica di sindaco);

un candidato a sindaco, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e una delle liste collegate tracciando un segno sul relativo contrassegno(ilvotocosìespressosiintendeattribuitosiaalcandidatoallacaricadisindacosiaallalistacollegata);

un candidato a sindaco, tracciando un segno sul relativo rettangolo ,e una lista non collegata tracciando un segno sul relativo contrassegno (il voto così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di sindaco sia alla lista non collegata–"votodisgiunto").

Ciascun elettore può esprimere, inoltre, un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale compreso nella lista da lui votata, scrivendone il cognome sull’apposita riga posta a fianco del contrassegno"

Non stupisce peraltro questa situazione, visto che anche i mass media hanno completamente ignorato la possibilità del voto disgiunto, evitando di darne informazioni, anche durante le brevi informative televisive sulle modalità del voto.
Il voto disgiunto può dar fastidio a quelle forze che tendono a farci votare compatti per l'uno o l'altro schieramento, perchè favoriscono il ballottaggio. In particolare, molte sensibilità democratiche e di sinistra hanno grandi difficoltà a votare il clericale rutelli e avrebbero volentieri dato il voto a grillini. ma l'informazione è stata volutamente carente, anzi assente e questo è un altro segnale del preoccupante deficit di democrazia del nostro paese.

sabato 12 aprile 2008

Pattolaico



L'idea di mettere nero su bianco gli impegni "laici" da sottoscrivere prima del voto è una buona idea, ma perchè i vari Bertinotti o Veltroni dovrebbero farlo?

Noi abbiamo firmato subito, anche se non piace molto l'elenco in grassetto dei soliti notabili (che non c'erano alla conferenza stampa e non hanno fatto neanche lo sforzo di collegarsi e cliccare): il patto laico comincia proprio da loro.

Si deve avere chiaro in testa che il domani è senza notabili in grassetto e tutti in ordine alfabetico. Se non siete d'accordo lasciate un commento

mercoledì 9 aprile 2008

Chiusura campagna elettorale II Municipio

Invito rivolto a tutti gli amici elettori ed elettrici del II Municipio.
Grazie all'iniziativa della candidata presidente del II Municipio Paola Sorgini, chiuderemo la campagna elettorale del Municipio al "cinema dei piccoli", a villa Borghese, alle 16,30. Parteciperanno alcuni candidati al comune di Roma, come la sottoscritta, e alla provincia residenti nel Municipio, la capolista Daniela Brancati al comune di Roma e il candidato sindaco Franco Grillini.
vi aspetto numerosi per conoscerci e riconoscerci

martedì 8 aprile 2008

Appuntamento oggi pomeriggio alle 15,30 a piazza San Lorenzo in Lucina

Oggi pomeriggio si parlerà di ecosocialismo. Per l'esattezza ne parleranno Boselli, Angius e Grillini in una conferenza stampa, durante la quale verranno esposte le linee di una politica socialista e riformista per l'ambiente.
ci saremo....

giovedì 3 aprile 2008

casini più laico di franceschini

incredibile! Santoro ha fatto il miracolo (d'altronde, nomen omen...): durante l'ultima puntata di "Anno Zero" il cattolico Casini ha detto a chiare note al clericale Franceschini (vice-capo del PD) che gli sembra ingiusto escludere i temi cosiddetti eticamente sensibili dal dibattitto elettorale, perchè bisogna far sapere a tutti quale sarà l'orientamento del governo sui "dico" o sulla ricerca sulle cellule staminali. non si tratta di "libertà di coscienza", ma di un tema politico...come dargli torto? beh no, Franceschini proprio non ci sta. Non c'è niente di più orrido - dice l'ineffabile democratico - che avere delle sicurezze sulle questioni etiche e renderle oggetto di campagne elettorali (agitando lo spauracchio della divisone tra laici e cattolici e quindi della spaccatura della società italiana): come si fa a "mettere in piazza" queste cose così delicate, private e nuove? ancora una volta il messaggio sembra essere sempre lo stesso e, questo si, comune al Veltrusconi: cari italiani, voi dateci il voto; se siete tradizionalmente di sinistra e della Margherita, datelo a Veltroni; se siete di destra e di un centro molto moderato, a Berlusconi; poi state sereni, non vi preoccupate più di niente, che al resto ci pensiamo noi...dateci il potere per il potere, che poi decideremo noi se sarà il caso di continuare a fare un po' di ricerca sulle staminali o se sia legittimo o meno entrare negli ospedali pubblici e interrogare una paziente sulla conformità legale di una scelta abortiva appena fatta...state tranquilli voi, dateci il voto, che al resto ci pensiamo noi...