martedì 13 maggio 2008

ragionamenti sul metodo

riflettendo sulle suggestioni che vengono da più parti - dibattitti e incontri virtuali e fisici - mi sono convinta che il metodo di questa fase non può che essere quello sperimentale. innanzitutto coraggio del cambiamento a tutti i livelli: spazio ai nuovi quadri e in particolare a quelli che dimostrano chiarezza di metodo e di obbiettivi e sono pronti a spendersi; eliminazione direi quasi fisica dei vicerè locali che hanno condotto questo partito allo sfacelo (a roma per fortuna alcuni si sono autoeliminati da soli); la linea politica non può che essere quella del dialogo con le forze riformiste all’interno e all’esterno del pd per verificare se esite la possibilità di costituire un partito della razionalità, della modernità, dell’equità, dell’efficienza, dell’istruzione e che liberi il paese dalle ingessature che non gli permettono di decollare verso il tremila. un partito che rappresenti un appeal importante per giovani e donne e che individui, e ne faccia battaglie politiche, i fattori di modernità della società di oggi. e che da quest’ottica sia in grado di leggere i tradizonali temi socialisti, come quelli del lavoro, ad esempio. questo significa mettere all’opera forze intellettuali e agire politiche di rinnovamento. innovazione e modernizzazione, oltre che efficienza, equità e incentivo alla ricerca, dovrebbero essere le linee-guida di questa formazione. per la quale bisogna ragionare anche sulla forma. se si riuscirà ad attivare questo felice circuito si potrà evitare di creare un doppione minoritario un po’ più laico e riformista del partito democratico. questa è la vera sfida. e la si può vincere solo ponendosi in un’ottica di sperimentalità, che significa abbattimento delle incrostazioni politiciste (abitudini, prassi, ideologie ecc…) del cosiddetto vecchio partito