martedì 22 luglio 2008

meno piedi e più cervelli

ci siamo. tremonti e brunetta, i veri ministri di tutti i ministeri, hanno organizzato la deregulation del sistema universitario italiano e di quello formativo nel suo complesso. il progetto è chiaro: non si tratta dei soliti tagli di bilancio che taglia i fondi per gli stipendi (anche), della solita manovra finanziaria che taglia fondi alla ricerca (anche), del solito non considerare la conoscenza e le sue strutture materiali come una risorsa e non come un inutile peso da eliminare (anche). Stavolta ha agito pienamente il frame del fannullonismo e tutta l'italia, grazia alla solita campagna stampa di accompagnamento, è convinta che i dipendenti pubblici siano tutti dei mangiapane a tradimento, che tutti i professori guadagnino 10.000 euro al mese e lavorino 3 ore a settimana e che sostanzialmente la scuola e l'università siano delle sacche di privilegio da "stanare". C'è del vero naturalmente in questa convinzione e che molti professori universitari siano dei "baroni" non lo scopriamo certo oggi. Il fatto sta nella questione che tagliando drasticamente i fondi, riducendo drasticamente il turn over e favorendo la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni private si abbatte il principio di tutela del diritto allo studio. si profila un modello molto americano (senza possede tutte le caratteristiche sociali degli Stati Uniti, dove le fondazioni funzionano veramente da collettori di fondi e dove il found raising è un'attività non mafiosa nella maggioranza dei casi) di alcune università sostanzialmente private di eccellenza e tutte le altre votate alla didattica. Non solo. L'aumento delle tasse sarà inevitabile e così l'onere dello studio ricadrà tutto sui singoli e la formazione non sarà più considerata un bene pubblico, una risorsa sociale, ma una lotta che potrà essere vinta solo da chi da solo ce la fa (a sostenere l'impatto economico). Insomma una bella selezione sul censo. Il blocco del turn over colpirà anche la classe docente e questo favorirà l'esodo già massiccio dei cervelli, cioè dei ricercatori che qui in Italia avranno ancor meno possibilità di carriera: siamo il paese che esporta il maggior numero di cervelli e importa il maggior numero di piedi (calciatori).
Il modello di formazione è perciò chiaro: pochissimi centri di eccellenza, finanziati da confindustria, destinati alla futura classe dirigente del paese, ancora di più selezionata sul censo e sul solito e ormai insopportabile familismo medievale; tutto il resto (quello che riuscirà a rimanere del resto) non servirà che a formare quadri medi e una borghesia di stampo ottocentesco. In un colpo solo - o meglio a colpi di decreto-legge, senza discussione alcuna - passa una visone del mondo e della società di destra, cioè elitaria e basata sul censo e sulla conferma della provenienza sociale. E fin qui niente di male. abbiamo un governo di destra che fa delle cose di destra. Il problema sta nel fatto che purtroppo la sinistra potrebbe fare cose chiare di sinistra e non le fa. Anzi. Il povero Veltroni è piuttosto disturbato. Gli tocca pure fare l'opposizione. E' stizzito il poveretto che Berlusconi non lo interpelli per tutta una serie di questioni...Ma se n'è accorto che HA PERSO? Qualcuno gliel'ha spiegato che il suo 33% dei consensi se lo può giocare a dadi - per non dire di peggio - e che gli serve appena per consolidare, non so per quanto ancora, la sua personale leadership e qualche giochetto di potere che gli deriva ancora dalla sua gestione scellerata del comune di Roma, che è servita solo per consolidare la sua personale immagine a livello internazionale e sui media? e anche volendo, con chi può allearsi in Parlamento? Con Casini, parente di uno dei peggiori pescecani romani, che rischia di sembrare meno moderato di lui?
L'Università è già un ente privato, nel senso che è un ente familiare e familistico. E quindi non è in buone mani. Andrebbe riformato nella direzione dell'introduzione di correttivi relativi agli standard di efficienza e ad un sistema di maggior controllo nei confronti dei dipendenti pubblici (secondo regole e standard già esistenti: andrebbero solo applicati, insieme all'adeguamento degli stipendi, senza bisogno di ulteriori misure populistiche) e di minore tutela dei professori che andrebbero sottoposti a verifiche di produttività scientifica e didattica. Ma certo l'Italia intera non sta messa meglio con una opposizione finta, che non elabora nessuna cultura progressista e nessun modello di riferimento. Il vuoto c'è. Ed è enorme. Spero che almeno i socialisti siano in grado di colmarlo.