lunedì 11 maggio 2009

Sulla comuniazione politica e dintorni (1)

1)- Nicki Vendola cerca un lessico nuovo. Mi compiaccio. Era ora che comparisse un leader politico che non si vergogna di accedere ad un discorso politico evidentemente più sofisticato del becero populismo utilizzato dai più, anche a sinistra e che non ammicca al facile pragmatismo imperante di questa odierna politica "del fare", che evidentemente è opposta alla politica "del prima pensare e poi fare".
Chi parla bene pensa bene. E chi ben inizia è già a metà dell'opera...allora cominciamo ad abbandonare la parola "sinistra" a favore della parola "progressismo", più inclusiva e più europea. Abbandoniamo anche questa suicida gara per la riappropriazione della parola "libertà", restituendola al patrimonio collettivo di una democrazia avanzata ed adulta, evitando così di farne un tecnicismo del lessico politico, in questo senso ormai di altri; Lakoff ci insegna di "non pensare all'elefante". Ha ragione e quindi non ci pensiamo. Anche perchè gli italiani non stanno tutti i giorni a ragionare sullo spessore semantico della parola "libertà" e ad arrovellarsi su "a chi appartiene". La riflessione politica metalinguistica che Vendola ha avviato non può essere contenuto, oggetto di comunicazione politica, ma strumento a priori di forme di comunicazione more impressive. Quindi invece di "sinistra e libertà", meglio "italiani progressiti", sigla nella quale vengono direttamente chiamati in causa i destinatari del messaggio, senza creazione di frame allusivi come "partito"(democratico), "casa" (delle libertà), "Italia" (dei valori) o, ancor peggio, "rifondazione" (di che? di un ideale del Novecento...figuriamoci) o "lista anticapistalista" (facciamo un sondaggio e verifichiamo quanti italiani conoscono il significato della parola "capitalismo"). Questo significa smetterla di parlare al proprio ombelico ed aprirsi alla nazione, parlare a tutti, nessuno escluso (che è il motivo per cui si fa politica, altrimenti ci si rivolga all'associazionismo), attivando, con due sole parole, meccanismi di avvicinamento - semioticamente, "embrayage attanziale" - a tutto l'elettorato, in modo trasversale, escludendo evidentemente i soli conservatori, di cui peraltro la cosiddetta sinistra è piena.... (Già, anche perchè anch'io mi pongo l'obiettivo del 51%. E spero anche Vendola, quando parla della creazione di un partito nuovo). Il recente esempio di Fini dovrebbe far capire a tutti che questa ricerca del "nuovo linguaggio" è la frontiera attuale dell'accreditamento politico. Noi "di sinistra", evidentemente, possediamo il lessico della laicità e quindi i temi della bioetica, dei diritti civili, del mainstreaming e della "cultura", intesa nei termini più avanzati, europei, della battaglia per la lifelong learning, per la scuola pubblica, per la ricerca scientifica, per lo svilppo e la tutela dei beni e dei servizi sociali e culturali, delle strategie per la tutela dell'ambiente e per lo sviluppo dell'energia alternativa e sostenibile.

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