domenica 14 marzo 2010

Per una rete delle idee. Il Lazio che vorrei: appunti per un programma di coalizione

Il modello è una regione “FUORI DA SE’ ”, cioè una regione che vada verso i cittadini e non il contrario; quindi una regione COMUNICATIVA, TRASPARENTE, LEGALE. E’ su queste prerogative che è possibile costruire la FIDUCIA che viene richiesta.
Nel Lazio, si ha la possibilità di attuare un modello di RIDEFINIZIONE DI UN CORRETTO RAPPORTO TRA PUBBLICO E PRIVATO, completamente alterato dalle politiche e dalla cultura - ora demagogica, ora punitiva - promossa dal governo nazionale, che sia di riferimento per tutta la Nazione. A causa della sua peculiare composizione sociale che vede la compresenza di un’ imponente compagine di dipendenti pubblici (dalle istituzioni nazionali, alle università, ai grandi ospedali, si calcola che il Lazio abbia la più alta percentuale di dipendenti pubblici a tempo indeterminato ogni mille abitanti: 76,7% a fronte della media nazionale che è del 56,8% - dati CGIA, 2006) insieme ad un’altrettanta cospicua presenza di settori privati, il Lazio si definisce come il luogo idoneo per la ricostruzione – e in alcuni casi, la costruzione – di UNA CULTURA PUBBLICA DEL SERVIZIO. Ne discende:
1.SERVIZI CULTURALI, FORMAZIONE E LAVORO: il Lazio può dare attuazione all’indicazione europea sulla LIFELONG LEARNING, che non ha trovato ancora una traduzione in legge nazionale, attraverso un ampliamento h. 12 dei tempi di apertura di tutti i servizi culturali – dai musei alle biblioteche e, per quanto riguarda le sue competenze, le scuole – grazie alla promozione di cooperative di giovani qualificati e appositamente formati. L’investimento sulla cultura da parte della Regione, oltre ad essere congruente con la presenza di un larghissimo settore, darebbe attuazione concreta al diritto, sancito dall’Europa, di FORMAZIONE PERMANENTE per gli adulti (e anche per i giovani) e rappresenterebbe un volano per l’occupazione di cooperative giovanili.
2.LAVORO: un “grande Lazio, regione d’Europa” presuppone una regione orientata all’efficienza, alla semplificazione, all’ascolto, alla trasparenza e all’innovazione. Sarebbe quindi necessario investire energie per la creazione di data-base pubblici dell’offerta di lavoro, suddivisi per categorie, da fruire non solo tramite il sito della regione – molto difficile da consultare e quindi da rendere estremamente più friendly – ma anche tramite totem accessibili pubblicamente e consultabili presso tutte le stazioni ferroviarie, gli aeroporti e altri luoghi di grande passaggio, nelle città della regione e nelle province. Una semplice innovazione tecnologica – gli schermi dei totem potrebbero essere touch screen e si potrebbe abbinare anche un servizio di sms – renderebbe facile l’accesso all’informazione per tutti i cittadini italiani e anche per gli immigrati e/o studenti stranieri che cercano anche lavori a tempo determinato. La facilità di accedere all’informazione relativa alle richieste di lavoro avrebbe inoltre la positiva conseguenza di far emergere il sommerso e di mettere al servizio della trasparenza e della legalità l’utilizzo delle tecnologie.
3.SICUREZZA E IMMIGRAZIONE: sarebbe auspicabile prevalesse un modello cooperativo, di integrazione e globale, piuttosto che un approccio di ordine pubblico, sostanzialmente repressivo. Nell’affrontare il problema, la prevenzione diventa fondamentale, presupponendo la conoscenza dei soggetti afferenti ad aree culturali diverse, la cui integrazione andrebbe gestita secondo una logica di concertazione. Insieme alla necessaria riabilitazione delle aree urbane, da gestire in sinergia con gli altri enti locali, la formazione alla lingua, alla cultura, alle regole civiche italiane assumerebbe un ruolo determinante che può, a buon diritto, essere completamente assunto dalla Regione, che, in linea con gli orientamenti europei, contribuirebbe a definire un’idea di cittadinanza attiva, collaborativa e consapevole. L’ipotesi operativa riguarda l’istituzione di una commissione che valuti l’impatto di sicurezza, secondo parametri standard europei, la realizzazione di bilanci partecipativi e un modello gestionale che, attivando un meccanismo di responsabilità, promuova una conferenza regionale dei servizi, con l’eventuale nomina di un manager per la sicurezza che, in sinergia con le municipalità, si assuma il compito di coordinare politiche per la casa soddisfacenti e scevre da sprechi; politiche di integrazione e non di ghettizzazione; una fitta e diffusa rete sul territorio di “assistenza culturale” agli immigrati; la promozione di una serie di servizi di accoglienza ad hoc per gli immigrati. La sicurezza così da fattore di emergenza diverrebbe modello gestionale riguardante il welfare, la qualità della vita, la regolamentazione e la promozione di infrastrutture e servizi.
4.SANITA’: Sarebbe necessario virare l’azione regionale dalla rincorsa verso la domanda di sanità alla promozione del bisogno di salute, tramite: una nuova organizzazione territoriale in base ad una ZONIZZAZIONE DELLE ASL non cittadine che tenga conto non dei limiti geo-amministrativi (il limite provinciale), ma delle affinità ambientali, antropiche, culturali e quindi epidemiologiche dei cittadini afferenti, ai fini di una migliore programmazione anche delle politiche di prevenzione; un impulso alla OSPEDALIZZAZIONE DOMICILIARE E A TUTTE LE FORME DI TELEMEDICINA riferite a tecnologie già esistenti e in alcune zone già operanti; L’INCREMENTO DEI DAY HOSPITAL E DI TUTTE LE STRUTTURE TERRITORIALI ALTERNATIVE AGLI OSPEDALI COME CONSULTORI E SERT; LA CARTELLA CLINICA INFORMATIZZATA, da rendere obbligatoria per tutti i nosocomi, che favorisca la messa in rete del sistema sanitario regionale, spesso molto informatizzato da sistemi tra loro non dialoganti; la promozione di servizi ad hoc nei confronti di situazioni sanitarie emergenti come L’ASSISTENZA SANITARIA IN AMBITO PENITENZIARIO; un impulso alla ricerca di fonti alternative di finanziamento, come la partecipazione a progetti europei, il coinvolgimento programmato di fondazioni private, la sperimentazione farmacologica, la promozio di prodotti home made.
5.WELFARE : sarebbe opportuno promuovere il reddito di cittadinanza per tutti coloro che siano privi di lavoro o che non abbiano un reddito sufficiente per una sopravvivenza dignitosa, calcolato sulla base dell’equivalente mensile del SALARIO MINIMO, da introdurre per legge. Si tratta di sanare, secondo regole stabilite e sottoposte ad una verifica periodica, un elementare principio di giustizia sociale nei confronti di quei “cittadini senza rete”, completamente esposti agli imprevisti personali e/o sociali e privi di qualsiasi garanzia. La Regione, sempre in un regime di concertazione, potrebbe avviare una grande campagna di comunicazione sul tema contestualmente alle procedure per l’accertamento degli aventi diritto, in modo da proporre un modello di welfare moderno ed efficiente, orientato alla persona piuttosto che “all’italiana”, gravante cioè esclusivamente sulle famiglie e, in particolare, sulle donne.