giovedì 25 novembre 2010

“TI AMO DA MORIRE”: BREVE DOSSIER SULLE DISPARI OPPORTUNITA’

«Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). […] Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. […] Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner). […] Le violenze domestiche sono in maggioranza gravi. Il 34,5% delle donne ha dichiarato che la violenza subita è stata molto grave e il 29,7% abbastanza grave. Il 21,3% delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle donne lo ha considerato un reato. Il 27,2% delle donne ha subito ferite a seguito della violenza. […] 1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Gli autori delle violenze sono vari e in maggioranza conosciuti. Solo nel 24,8% la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto. Un quarto delle donne ha segnalato un conoscente (24,7%), un altro quarto un parente (23,8%), il 9,7% un amico di famiglia, il 5,3% un amico della donna. Tra i parenti gli autori più frequenti sono stati gli zii. Il silenzio è stato la risposta maggioritaria. Il 53% delle donne ha dichiarato di non aver parlato con nessuno dell’accaduto. 674 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza. Il 61,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. Nel 19,7% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,1% a volte, nel 21,6% spesso».
Così “recita” l’ultima ricerca ufficiale dell’ISTAT sulla violenza sulle donne in Italia, datata 2007, e questa è la fotografia che ne emerge. Altri dati - oltre a questi reperibili presso il sito dell’ISTAT (http://www.istat.it/dati/catalogo/20091012_00/Inf_08_07_violenza_contro_donne_2006.pdf) e (http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/testointegrale.pdf) – che ci raccontano come 119 siano state le donne uccise in Italia nel 2009 e 115 già solo fino a ottobre 2010 (e di queste il record è detenuto dal nord, in ragione del 28%), completano il quadro sconfortante di una società in cui una donna su tre subisce almeno una forma di violenza da parte di un uomo, durante l’arco della propria vita.
La violenza personale spesso, come si evince chiaramente dalla ricerca ISTAT, non viene percepita dalla stessa vittima come tale, quando questo fenomeno è causato da un parente, un familiare, un partner. Aspetti psicologici a parte, viene da pensare che la violenza sulla persona si accompagna ad una più generale violenza sociale, che evidentemente non prevede forme di riprovazione collettiva abbastanza potenti da scoraggiarne l’uso e da infondere fiducia nelle vittime.
La legge contro lo stalking è sicuramente un deterrente necessario “di base”, ma insufficiente a contrastare un fenomeno di questa portata e, a quanto dicono i dati, in continua crescita. Le campagne di sensibilizzazione, come quella promossa dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna () e il Fatebenefratelli di Milano che hanno redatto un vademecum destinato agli operatori sanitari per individuare le vittime di violenza domestica e prevenire la tragedia, intervenendo ai primi segnali, sono necessarie ed indispensabili per contrastare un fenomeno culturale e sociale insieme.
I provvedimenti repressivi e di tutela – sacrosanti ed indispensabili – possono e devono accompagnarsi a misure economiche e a forme di relazione sociale che, tutte insieme, concorrano a stabilire un humus legislativo e culturale favorevole al risanamento della discriminazione della donna che è ancora una realtà in Italia come in Europa, e che copre uno spettro d’azione che va dagli abusi domestici e non, passando per la disoccupazione e la disparità di trattamento economico, fino al limitato accesso agli incarichi di responsabilità.
È perciò indispensabile e urgente, soprattutto in Italia, l’approvazione di un bouquet legislativo che investa vari ambiti e che sancisca un diritto delle donne a tutto campo. Provvedimenti che, raccogliendo il meglio della normativa europea, intervengano almeno sull’approvazione delle unioni civili per etero e omosessuali; sulla parità politica e di accesso alle cariche, rendendo democratiche le strutture dei partiti politici; sul lavoro e sui congedi parentali, basandoli sulla logica della solidarietà, per la quale le donne non debbano più essere penalizzate dalla maternità e da una impropria attività di welfare; sulle violenze sessuali e coniugali, e sull’obbligatorietà dell’educazione sessuale. Solo con un intervento legislativo generale saremo in grado di orientare tutta la società alla parità dei diritti e delle opportunità. Solo una forza socialista e progressista può promuovere questo processo. Non perdiamo altro tempo.