sabato 11 ottobre 2008

ossimori e paradossi

Osservando la cronaca, solo ossimori e paradossi mi vengono davanti. Il paradosso, ad esempio, è quello del ministro Brunetta che, serenamente e pacatamente, allarga le braccia durante la trasmissione di Mentana e dice pressapoco così: "ehh, purtroppo i precari della scuola....non possiamo farci niente. meglio avere una scuola solida con professori di ruolo che turn over". Certo ce ne vuole di faccia tosta da parte di un ministro della repubblica per decidere in quattro e quattrotto categorie di cittadini di serie A e di serie B, categorie di quelli che "hanno diritto" e di quelli che, "mi dispiace tanto ma che ci possiamo fare...? c'è crisi...".
L'ossimoro naturalmente è quello di Mara Carfagna che fa la ministra appunto delle Pari Opportunità. Mah! Il punto è che a noi poco ce ne importa che lei è diventata ministro - dico ministro, mica segretaria di qualcuno, no, ministro... - per le debolezze senili del premier, che, va sempre ricordato, è comunque ultrasettantenne e, poveraccio, con la vita che fa, avrà pure il diritto a piccoli svaghi... Il problema non è questo. Il tema è stabilire una volta per tutte come in questo benedetto paese si può fare una onesta carriera politica. E cioè stabilire qual è il tasso di democrazia interna dei partiti e quale deve - dico deve - essere il curriculum minimo per poter accedere a una qualsiasi carica istituzionale, figuriamoci quella di ministro. Non che io auspichi un governo tecnocratico; anzi sono convinta che lo staff debba essere molto tecnico, ma che il ministro abbia il dovere di dare il famoso "indirizzo politico". Certo, che se però non è analfabeta è meglio; se però non è completamente a digiuno degli aspetti tecnici del ministero che va a dirigere è meglio; ed è meglio se non prende decisioni sull'onda dell'impressionismo e del cosiddetto "buon senso" o "senso comune" che tanto piace alla "gente". Mi piacerebbe un paese, cioè una classe dirigente, che fosse in grado di sostituire almeno parzialmente il buon senso comune degli italiani con la parola "professionalità", che comprende le competenze tecniche necessarie anche al minimo, ma necessarie e quella esperienza che permette di declinare nel concreto delle situazioni quelle competenze. Anche la politica prevede una professionalità, come ci insegnano peraltro anche le formazioni più recenti che, nel corso degli anni hanno cambiato fisionomia come forza italia o la lega.