martedì 17 marzo 2009

La politica ai tempi di Sinistra e Libertà

Mi alzo - quasi - dal mio letto di dolore et voilat...mi ritrovo militante di Sinistra e Libertà. Certo questi socialisti non li si può lasciare soli un attimo - penso - che pur di far eleggere qualcuno a Bruxelles sarebbero capaci delle più improbabili alleanze...Passi per Sinistra Democratica, passi per i "vendoliani", ma certo, i Verdi, i Verdi italiani, il peggior esempio d'Europa...beh - penso - in fondo meglio i Verdi della Francescato che dell'orrido Pecoraro Scanio...Questi i pensieri che si affollavano nella mia mente all'indomani della mia lenta e graduale ripresa...
L'inizio narrativo di questa riflessione in realtà cela il desiderio di circoscrivere scherzosamente le evidenti contraddittorietà dell'ennesimo "cartello elettorale", con il quale i socialisti si apprestano ad affrontare la prossima tornata elettorale. Contraddittorietà evidenti che consistono nel fatto di avere davvero poco in comune con questi post-comunisti mezzo pentiti e mezzo no, che sfoggiano con grande sussiego personaggi del calibro di Sansonetti - tanto per fare un nome e neanche il peggiore - che esce dritto dritto dagli anni '70 e si ritrova catapultato nel ventunesimo secolo che non capisce e che quindi non accetta...un vero dinosauro insomma, che non vedo proprio come possa almeno concepire una forza moderna e progressista - ovvero laica e libertaria - al di fuori del suo schematismo ideologico. E' questa impostazione di fondo della maggior parte delle forze che costituiscono questa alleanza che ha impedito di trasformarla in un vero laboratorio politico, come è stata, anche se per breve periodo, la recente esperienza della rosa nel pugno. Personalmente non credo di avere più elementi di contatto con i radicali piuttosto che con Vendola; anzi. Ma in questa occasione prima si è cercata l'alleanza per motivi elettorali e poi eventuali identità; procedimento che niente ha a che vedere con un progetto politico, ma molto ha a che fare con la ricerca delle solite fortune personali di quei pochissimi dirigenti - e delle rispettive segreterie - che forse ce la faranno.
Detto questo, però, come militante, mi dichiaro assolutamente d'accordo con questa scelta obbligata, perchè la ritengo una scelta razionale, ovvero l'unica possibile, dato il panorama attuale. Se sia giusta o meno lo decideranno gli elettori; se avrà un futuro o meno, almeno come possibile grimaldello nei confronti di un PD che speriamo si liberi, a ottobre, del suo fardello clericale, dipenderà davvero dalla nostra - di tutti dico, non solo dei socialisti - capacità di individuare una sintonia interna ed elaborare un progetto, oltre che un programma, politico nell'unica direzione possibile, cioè quella di un progressismo moderno, in grado di intercettare un ampio voto di opinione.
Ma non è cosa dell'oggi; a questo proposito, per il momento noto solo una chiara volontà di parlare al proprio ombelico, cioè ai propri militanti, di rinserrare i ranghi, di compattare le fila di una militanza che, per tutte le componenti in gioco, sembra sfilacciata e incerta. Tutti veniamo da sconfitte recenti e laceranti scissioni e quindi è comprensibile questa esigenza. Altrimenti non si spiegherebbe il ricorso, piuttosto sofisticato e di così scarso interesse per gran parte di quell'elettorato, magari di sinistra, ma indeciso e "fluttuante" che però fa la differenza, ad un argomento come la "riappropriazione del termine libertà". Oppure della riproposizione di un nome che si riferisce a vecchi percorsi - "sinistra" - o che fa eco alla più abusata nomenclatura berlusconiana - "libertà" - che, in termini di comunicazione politica, rappresenta un errore marchiano. Basta leggere in fondo, basta studiare, come al solito... Lakoff, l'autore, tra l'altro, di "Non pensare all'elefante", oltre che scienziato cognitivista anche curatore di alcune campagne elettorali - di successo - dei democratici americani raccomanda proprio di non utilizzare le parole, cioè i concetti, dell'avversario. Ma forse Claudio Fava ne sa più di Lakoff...o forse no. Forse si tratta proprio di una strategia voluta, come dicevo prima. Una strategia che una militante come me che ha come orizzonte la nazione, che l'unica politica che pensa valga la pena praticare sia quella che affronta i problemi strutturalmente e proponga soluzioni di sistema, fa fatica ad accettare. Ma tant'è. La politica ai tempi di Sinistra e Libertà è questa evidentemente: navigazione a vista e piccolo cabotaggio. Ma non per tutti. E non per molto. Gli "Italiani Progressiti" faranno la differenza.